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   Donne al vibrafono Riduci
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Majorie Hyams


E’ stata una donna a traghettare il vibrafono dallo swing al bebop ovvero dal jazz classico a quello moderno: Majorie Hyams, per tutti Margie.
La Hyams suonava nell’orchestra di Woody Herman nel 1944 a soli ventuno anni, dove precedette Terry Gibbs e Milton Jackson.
Poi, diresse un suo trio con il quale fece da spalla perfino a Charlie Parker, ma di cui non si conoscono incisioni.
La consacrazione avvene nel quintetto di George Shearing, dove è evidente la sua grande preparazione musicale, che le permetteva di sostituire Shearing al pianoforte, quando questi passava alla fisarmonica. Così come il suo elegante fraseggio dove l’eredità di Lionel Hampton e Red Norvo, veniva indirizzata nel nuovo lessico: il bebop.
Margie Hyams si è ritirata a soli 27 anni  e tutti sono d’accordo che avrebbe avuto più peso sulla scena, se solo avesse aspettato qualche altro anno.
Il vibrafono ha bisogno di personalità caparbie, ma anche del gusto dell’esibizione: è un suonare molto visivo, anche più della batteria, le donne tastieriste a percussione classiche sono molte e spesso bravissime come Keiko Abe (capace di tenere tre battenti per mano…) ed Evelyn Glennie… due autentici miti…
Le vibrafoniste jazz probabilmente sono state un po’ frenate dalla poca praticità dello strumento nel trasportarlo, ma ce ne sono e quasi tutte hanno una preparazione musicale di primo rango.

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La Pollard con Terry Gibbs

Dopo la Hyams, sulla scena sale Terry Pollard di Detroit, la città di Milton Jackson e di tanti grandi boppers, è anche pianista e ci ha lasciato un cd a suo nome che può essere acquistato via internet. Sulla scena, fra gli anni cinquanta e sessanta, la Pollard fu notata nel suo lavoro con Terry Gibbs con il quale ha inciso solo al pianoforte, ma dal vivo spesso si scambiavano lo strumento senza dimenticarsi di fare finta di litigare…
Ancora la Pollard, come tutte, fu accostata ad altre donne strumentiste. La Hyams aveva suonato con la grande pianista Mary Lou Williams e la chitarrista Mary Osborne, la Pollard incise con una delle poche arpiste jazz: Dorothy Ashby.
Questa incisione per la Riverside, con Jimmy Cobb alla batteria, mostra che la Pollard  era perfettamente competitiva sulla scena di allora: ha l’eleganza, lo swing e l’eloquenza  dei suoi migliori colleghi maschi… mentre Ashby dimostra che il suo difficile strumento può suonare jazz.

Un terzo nome viene dall’Europa: Vera Auer, nipote di un grande violinista classico austriaco.
La Auer è una virtuosa notevole e vuole dare al vibrafono il posto del pianoforte o della chitarra e pertanto privilegia il ruolo armonico suonando in quintetto con tanto di tromba e sassofono, come si può ascoltare nel suo “Positive Vibes”. Dove riduce di molto lo spazio degli strumentisti a fiato in ‘Body And Soul’, che di fatto è suonata in trio e fa venire in mente Dave Pike uno dei più grandi vibrafonisti di tutta la storia del jazz, regolarmente dimenticato. La Auer è più regolare nel fraseggio, ma la somiglianza è notevole… che sia dovuta al fatto che allora Pike viveva in Germania?
Resta da dire che la Auer è una grande musicista e varrebbe la pena di ascoltare altre cose incise da lei.

Un altro nome è Dardanelle che, come lo scrivente, canta e suona il pianoforte ed allora deve chiedere permesso ogni volta che vuole suonare il vibrafono, cosa che fa benissimo…
Siamo arrivati così alla scena attuale, cioè dagli anni ottanta ad oggi, dove le donne sono ormai presenti in ogni strumento ed i nomi delle vibrafoniste ed i loro scintillanti “siti” si sono moltiplicati all’infinito.

Cominciamo con Cecilia Smith è già un nome ben conosciuto e che ha già inciso il suo bravo duo con una pianista: ha scelto Amina Myers, avrei suggerito Geri Allen… la Smith, come molti suoi coetanei, tenta una sintesi fra Gary Burton e Bobby Hutcherson. Il suono è molto bello, le sue improvvisazioni godibili, mentre i temi somigliano troppo ai temi dei musicisti che predilige.
Suona ‘Soul Eyes’ a bossa nova… è coraggiosa e va seguita…
Susan Pascal di Seattle sembra l’unica che può competere con la Smith, mentre Lalo Friedman vuole portare un po’ di pop-rock nel suo jazz modale.
Altri nomi sono Natalie Dietrich, Kathy Kelly, Lisa Rogers, Taiko Saito, Alice Henry, ma forse quella che incuriosisce di più e la cubana Tamara Castaneda.