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   Terry Gibbs e gli hamptoniani Riduci
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Gli hamptoniani, capeggiati dal grande Terry Gibbs, sono numerosi.

Essi non vogliono vedere il vibrafono come uno strumento armonico nella linea che da Red Norvo va a Gary Burton passando per Teddy Charles e Mike Mainieri, né lo vogliono vedere come uno strumento romantico alla Milton Jackson o alla Cal Tjader.
Hampton è la legge: swing, velocità ed allegria, che, in altre parole, significa tanta energia e senso dello spettacolo.
Terry Gibbs, anche se è innamorato del bebop, è il capo degli hamptoniani e poi risulterà perché. Intanto, elenchiamone qualcuno.

Harry Sheppard (classe 1928) è il più sorprendente: dopo essersi fatto notare come brillante epigono di Hampton, superati i sessanta anni ha realizzato delle incisioni eccellenti di jazz contemporaneo con lo strumento elettrico.
Peter Appleyard è invece restato sulle orme del maestro come l’italiano Franco Chiari (Sestetto Swing di Roma) e l’inglese Ronnie Gleaves. Appleyard appare anche con qualche giovane emergente nei vari siti.
Ray Alexander nella sua prima e forse unica incisione da leader, sintetizza nel titolo questa visione dello strumento:”Vigorous Vibes”.
Altri nomi possono essere elencati, ma basta pensare che in ogni angolo del mondo c’è un gruppo che ripete le gesta di Hampton con Benny Goodman…

Ed arriviamo a Terry Gibbs (classe 1924).
Gibbs segue Margie Hyams nell’orchestra di Woody Herman dove precede Milton Jackson.
Gibbs piace subito: è evidente che ripete l’approccio allo strumento di Hampton inserendolo nel vocabolario bebop e porta anche una preparazione musicale di primo rango.
Nella sua sterminata discografia c’è veramente di tutto: i nostalgici delle big bands trovano la sua “Dream Band” realizzata con Bill Holman, che lavorava a Las Vegas facendo “fake music” ovvero musica funzionale, ma che ovviamente si “riscattava” in sala d’incisione rinnovando i fasti di Woody Herman e delle Big Bands  in genere.

buddy&terry_200w.jpg   Terry Gibbs e Buddy De Franco

I nostalgici del duo Benny Goodman e Lionel Hampton trovano una serie nutrita di incisioni di Gibbs con il grande clarinettista Buddy De Franco, con varie digressioni nel repertorio del bebop: tutte molto belle.
Chi vuole ascoltare solo del grande bebop, trova l’infaticabile Terry in compagnia del pianista Barry Harris, del bassista Sam Jones e del batterista Alan Dawson (“Bopstacle Course”) oppure con il chitarrista Kenny Burrell, lo stesso Sam Jones ed il batterista Louis Hayes in “Take It From Me” dove armonizza a quattro bacchette in maniera esemplare. E non bisogna dimenticare la sua incisione più recente: “Songs Of The Bop Era” alla tenera età di 80 anni…

Anyone for “Latin Jazz”?
Gibbs non si tira indietro: “The Latin Connection” con il sax alto Frank Morgan e l’amico Tito Puente ai timbales è una delle sue incisioni più belle.
Qualcuno vuole una ammucchiata di vibrafonisti? Ecco una incisione a tre con Victor Feldman e Larry Bunker mescolando varie tastiere a percussioni.
Vanno notate le sue incisioni in quartetto con due pianiste e vibrafoniste Terry Pollard ed Alice McLoud, futura moglie di John  Coltrane. Nell’esecuzioni dal vivo, Terry scambiava lo strumento con la partner del momento, per realizzare qualche numero, ma nelle incisioni entrambe figurano solo al pianoforte.
Nella sua lunga lista di quartetti appare come collaboratore anche il pianista Uri Caine che si farà un nome mescolando jazz e musica classica.

In sintesi Gibbs suona di tutto e con tutti purchè ci sia da divertirsi e fare swing… qualche volta mette troppa foga ed imbruttisce il suono, che essendo ottenuto con battenti molto duri ha bisogno di molta attenzione, ma è indubbio che siamo di fronte ad un grande professionista.
Oltre ai titoli citati, le incisioni che consiglierei sono “El Nutto” con Alice McLoud al pianoforte e “My Buddy” dove Gibbs prova a misurarsi nel campo romantico caro ai suoi due contemporanei: Milton Jackson e Cal Tjader.
Non è il suo terreno, ma Terry Gibbs ha la preparazione e la cultura necessaria per fornire una prestazione soddisfacente.