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     Riduci

Discutiamo
di cantanti

Il profilo di alcuni cantanti jazz o avvicinabili al jazz


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     Riduci
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Jimmy Scott & Kevin Mahogany
Lionel Hampton, come tutti i grandi, ha scoperto decine di talenti a cui ha dato l’opportunità di entrare nella scena jazz più ambita: Quincy Jones, Monk e Wes Montgomery, Sammy Davis jr., Dinah Washington eccetera.

Ma il più singolare dei talenti scoperti da Hampton è probabilmente il cantante Jimmy Scott.
Oggi Scott, coetaneo di Tony Bennett, ha superato gli ottanta anni ed ancora canta con la sua sorprendente voce da adolescente.
Figlio di una pianista che lo portava a cantare in chiesa, Scott ha avuto una crescita difficile a causa di una malattia rarissima che lo ha fermato al fisico di un ragazzino. Probabilmente anche la sua voce fa pensare ad un ragazzino, ma la sua lettura del testo rivaleggia con qualsiasi grande della canzone ed il suo fraseggio è da grande musicista jazz.
Qualcuno gli ha detto che fraseggia in un modo vicino ad Hampton e Scott ha replicato: “Avrei voluto esprimermi anche al vibrafono, ma dopo avere lavorato con Hampton ho rinunciato…”.
Scott , nel 1950, incise un brano il cui testo è accreditato alla moglie di Hampton: ‘Everbody’s Somebody’s Fool’. Fu un successo che valicò la frontiera del jazz e si impose in tutto il mondo.
Nei dischi recenti, Scott  spesso è tornato sui brani incisi all’inizio. Nella sua bella incisione “Over The Rainbow” – ma sono tutte belle le sue incisioni - , ricanta ‘Everybody’s Somebody’s Fool’ insieme al vibrafonista Joe Locke ed al chitarrista Joe Beck, autore dell’arrangiamento. Gli anni sono passati, ma Jimmy Scott è rimasto uno dei più espressivi esponenti del jazz vocale moderno.

Kevin Mahogany è fisicamente il rovescio di Scott: due metri d’altezza (o più?…) ed una stazza da armadio a muro.
Mahogany ha studiato musica fin da bambino e sembrava avviato ad essere un sassofonista baritono, strumento molto adatto alla sua figura. Ma finiti gli studi, durante i quali aveva organizzato cori jazz, decise di fare il cantante e non lo strumentista.
La sua prima incisione nel 1996, a 38 anni, viene accolta con entusiasmo e lo lancia come uno dei migliori cantanti jazz di oggi. La sua voce è ampia, morbida, da baritono nero ed elegante. Il suo scat, ovvero la sua improvvisazione vocale, è esemplare. Quando il premiatissimo collega Kurt Elling fu invitato a formare un quartetto vocale maschile. Egli chiamò due grandi della generazione precedente, Jon Hendricks e Mark Murphy, ed aggiunse Mahogany e sé stesso come esponenti odierni.
Tornando a Mahogany, appena si ascolta il suo attacco, si capisce che stiamo nell’olimpo del jazz vocale. E si ritrovano tutti gli umori ed i sapori che si amano in questo genere. Il repertorio è estesissimo: dallo standard classico al brano di uno strumentista moderno o contemporaneo, dalla bossa nova al pop più elegante e così via. Il tutto riproposto al fianco dei migliori musicisti di oggi e con una fluidità ed una inventiva di primo rango.

 
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