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     Riduci

Discutiamo
di cantanti

Il profilo di alcuni cantanti jazz o avvicinabili al jazz


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02.jpgMichael Bublé & Bobby Darin
Bob Dorough & Jackie Paris
Al Jarreau e George Benson
Harry Connick & John Pizzarelli
Bobby McFerrin & Kurt Elling
Mose Allison & Ben Sidran
Scatman John & Giacomo Gates
Jon Hendricks & Tony Bennett
Jimmy Scott & Kevin Mahogany
Andy Bey & Mark Murphy
Joao Gilberto & George Fame

 

 

 

 
 
 
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Al Jarreau & George Benson
Era inevitabile che facessero una incisione in duo?
Probabilmente… ma in realtà, la loro storia è ben diversa…

Benson è un chitarrista cresciuto nell’ambito dei trii con organo e batteria… si tratta di un organico che ha una storia lunga e degli “eroi”  riconosciuti: Kenny Burrell, Wes Montgomery, Pat Martino eccetera, cioè dei chitarristi con forti radici blues ed una pronuncia jazz inconfondibile, che significa anche uno swing corposo e contagioso… occasionalmente, Benson si limitava a cantare qualche ballad con influenze blues…la sua voce è leggera, attraente e può ricordare quella del primo solista dei Platters, Tony Williams, che era giusto più potente ed ampia.
Benson sa che il successo commerciale può avere una formula semplice: un nero che canta una canzone composta da un bianco… questo, ovviamente, se dietro c’è la casa discografica più potente del mondo… si tratta di trovare la canzone giusta… Benson la trova con “This Masquerade” di Leon Russell, il mentore americano di Joe Cocker… nello stesso tempo nel film di Bob Fosse “All That Jazz”, Benson ricostruisce un vecchio brano degli anni sessanta: “On Broadway”… la sua voce e la sua chitarra accompagnano la lunga attesa degli artisti  per un provino…”qualcuno dice che me ne tornerò a casa… ma ha torto..resterò finchè sarò una attrazione a broadway”…
Queste due incisioni sbancano il mondo: è nata una nuova stella del jazz vocale che, in più, può offrire uno ‘scat’ gradevolissimo all’unisono con la chitarra…
Si parla di ‘easy jazz’… di  “crossover”… in altre parole, Benson usa il suo grande talento per fare brani commerciali… si cita Nat King Cole dal punto di vista vocale e di Wes Montgomery come chitarrista di incisioni per un grosso pubblico… Benson, quasi a confermare, fa una grande incisione di “Nature Boy” ed ha un successo con “Breezin’” di Bobby Womack, solo strumentale che ricorda la facilità di Montgomery…ma il nostro non dimentica da dove viene e fa una tournèe con il trio di McCoy Tyner, incide un celebre vocalese come “Moody’s Mood”, lavora con la Count Basie Orchestra e si unisce a Jon Hendricks, Al Jarreau e Bobby McFerrin per una gustosa versione vocale di “Freddie Freeloader” di Miles Davis… i quattro ovviamente cantano anche gli assoli…
Sintetizzando, Benson sta attento ad alternare cose “leggere” facilmente vendibili, con lavori di primo rango.

Al Jarreau invece, curiosamente, aspetta i 35 anni per lasciare il suo lavoro di psicologo presso il comune di San Francisco e fare il cantante a tempo pieno… la sua voce sembra capace di fare qualsiasi cosa e questo fa venire in mente Bobby McFerrin…ma mentre Bobby è attirato dal mondo e dalla musica dei classici… Jarreau si presenta come un cantautore che elabora le sue canzoni attraverso l’improvvisazione…
Tre influenze sono chiaramente riconoscibili: Jon Hendricks, Otis Redding e Johnny Mathis a cui si possono aggiungere Percy Sledge e Bill Withers… ma Al Jarreau si presenta sulla scena che ha già tutto assimilato e ciò che si ascolta è una delle meraviglie del jazz vocale… la Warner Brothers gli affida la sigla di una teleserie con Cybil Shepherd, “miss mondo” ma anche ottima attrice e cantante, e Bruce Willis… Willis sta facendo rodaggio prima di diventare una superstar del cinema…a questo si aggiunge una versione vocale di “Take Five” che fa il giro del mondo… come Benson, Jarreau tenta di fare qualcosa di facilmente fruibile accanto a cose più selettive… ma il suo virtuosismo vocale è presente dovunque e qualche volta non riesce a dare un equilibrio fra la sua facilità timbrica nei vari registri e le necessità espressive della canzone… ma che importa?… sono gli eccessi di un talento troppo ricco per essere controllato…

Riassumendo, forse sia Benson che Jarreau sono talenti naturali, ma Benson si presenta più “slick”, come è ovvio per chi deve dominare uno strumento complesso come la chitarra, mentre Jarreau vuole comporre anche se, a sommesso parere dello scrivente, non ha il dono del tema… fermo restando che le sue composizioni sono piacevoli… e che, da bravo psicologo, può scrivere un testo per qualsiasi brano strumentale…

Quanto vale la loro incisione in duo?
Più di quella di Mehldau con Metheny sicuramente, ma questo non era difficile…
Jarreau porta quattro composizioni proprie e scrive un testo a “Tutu” di Marcus Miller ed a “Breezin’” di Womack… gli standards sono due: “God Bless The Child” e “Four”, poi si pesca nel pop più elegante…
I musicisti sono tanti e semplicemente i migliori…
Pop/Jazz?… No… è più esatto dire che si tratta di  grande jazz intervallato con momenti di black pop… quest’ultimo… qualche volta “stiff” e qualche volta ok…